Apparati e ponti radio

Le telecomunicazioni in emergenza

All’insorgere di una situazione d’emergenza le telecomunicazioni assumono un ruolo fondamentale. Spesso, quando la zona colpita non è più servita dalla rete telefonica pubblica, la prima notizia di un evento viene trasmessa via radio dai CB o dai radioamatori.

In questa prima fase è chiaro che, quanto più precisa e tempestiva sarà la segnalazione, tanto più efficace sarà l’intervento dei soccorsi.

Da questo momento in poi, l’importanza delle telecomunicazioni (normali o alternative) cresce in modo proporzionale all’entità dell’evento, ed all’estensione dell’area colpita.

Possiamo suddividere le reti di telecomunicazioni in quattro famiglie:

  • La rete pubblica
  • La rete istituzionale
  • La rete privata
  • La rete alternativa

 La rete pubblica

La rete telefonica pubblica è la più diffusa sul territorio; il fatto che la comunicazioni viaggiano in cavi pressoché totalmente interrati, le rende però molto vulnerabile in caso di inondazioni, terremoti, frane ecc; infatti, in tali casi, è la prima ad andare fuori uso.
La telefonia radiomobile cellulare, d’altro conto, non è del tutto immune dagli eventi calamitosi in quanto anche i ponti ripetitori possono essere coinvolti (danneggiamento, black -out, distruzione), e inoltre le zone meno densamente popolate non sono totalmente servite. Le “ cellule “ distanti dalle aree urbane, infine, possono gestire un limitato numero di lilee e il traffico di comunicazioni che segue una calamità aumenta velocemente fino a saturarli.

La rete istituzionale

I Vigili del Fuoco, la Croce Rossa, le Misericordie e gli Enti istituzionali di soccorso dispongono di reti di telecomunicazioni efficienti che coprono buona parte del territorio nazionale. In caso di emergenza su larga scala, tali enti possono contare su procedura e apparecchiature unificate e collaudate che vengono applicate, con il solo incremento del volume di traffico, anche quando la situazione richiede l’intervento di squadre provenienti da altre Regioni.

L’utilizzo, in molti casi, di ponti ripetitori collegati (o collegabili) tra loro permette di superare eventuali “ buchi “ di copertura radio nelle zone colpite, mediante le riconfigurazione, anche telecomandabile, del sistema. La Protezione Civile dispone inoltre del sistema “ Argo “, che consiste di centrali radio satellitari e terrestri in grado di stabilire comunicazioni telefoniche, di “ monitorare “ per mezzo di telecamere il territorio e di effettuare rice-trasmissione di di dati ad alta velocità.
Tali centrali sono elitrasportabili e sono dislocate sul territorio italiano con prevalenza della zona centro-sud.

La rete privata

I servizi radiomobili privati sono quelle reti più o meno grandi, diffuse su tutto il territorio, che sfruttano frequenze date in concessione a utenti privati.
Esistono delle reti private che, per il compito che devono svolgere, sono estremamente affidabili: sono quelle di servizio degli oleodotti e metanodotti, interamente automatizzate e utilizzabili sia in fonia che per trasmissione dati.
Possiamo infine citare qualche esempio della grande massa degli utenti di servizi radiomobili privati: aziende di trasporti, agenzia di vigilanza, acquedotti, ecc.
Tutti i servizi privati, secondo il regolamento delle PT ed in base ad un Decreto Legge, in caso di necessità possono essere utilizzati, su richiesta dell’autorità, in ausilio o in alternativa a quello pubblico.

La rete alternativa

La rete alternativa di telecomunicazioni via radio è rappresentata dai radioamatori e dai CB.
I radioamatori, in possesso di patente e licenza, sono “ concessionari “ del Ministero PT autorizzati ad esercitare stazioni radio per traffico d’amatore (non professionista). Come tali, essi devono uniformarsi alle norme emanate dallo stesso Ministero il quale, con Decreto del maggio 1974, ha precisato che: “ il radioamatore in caso di situazioni d’emergenza deve mettere a disposizione la sua attrezzatura e la propria attività personale per svolgere traffico d’emergenza in ausilio al Ministero PT “.

Quando, in seguito all’emergenza, viene costituita l’unità di crisi, normalmente i radioamatori si insediano nel C.O.M. o nella Prefettura della provincia coinvolta e curano i collegamenti con il Ministero degli Interni in Roma, con il Dipartimento di Protezione Civile e, se necessario, con le altre Prefetture interessate all’evento. Possono operare su molte bande di frequenze e questo permette loro di collegare indifferentemente località molto vicine e molto lontane. I radioamatori sono organizzati in associazioni locali che spesso comprendono gruppi dedicati principalmente alle radiocomunicazioni di emergenza (ARI-RE). Il fatto che per diventare radioamatori occorra superare un esame di stato, insieme al costo notevole delle apparecchiature, fa si che il loro numero non sia molto elevato. Ma nell’ambito delle telecomunicazioni alternative, anche i CB occupano un posto abbastanza di rilievo. Questi, anche se dotati di apparati meno sofisticati e generalmente con una professionalità inferiore rispetto ai radioamatori, hanno il vantaggio di essere decisamente superiori di numero, e di poter virtualmente collegare ogni comune o frazione per merito della capillarità del sistema: infatti per poter operare su tale frequenza è sufficiente un’autorizzazione del Ministero PT rilasciata senza eccessive formalità, gli apparecchi sono semplici da usare ed hanno un costo molto basso, e questo ha favorito l’espansione della “ rete “ su tutto il territorio nazionale. Gli ultimi hanno visto moltissimi CB organizzarsi in gruppi o associazioni di volontariato per fornire un servizio più strutturato in caso di emergenza. Se si accetta una certa “disinvoltura “ nelle procedure e un’organizzazione a volte un po’ sommaria delle associazioni, bisogna attribuire a questi volontari un ruolo fondamentalmente a livello locale.

Anche i CB si insediano nei C.O.M. e svolgono, in ambito intercomunale, attività di collegamento tra i Municipi, ricognizioni sul territorio, servizi di “ staffetta “ per accompagnamento delle colonne di soccorso, e tutte quelle attività minori (ma non per questo meno importanti) che richiedono l’uso delle radio.